La nutrizione ha un ruolo decisivo per la salute psicologica:
Fattori con effetti negativi sull’umore, che possono portarci ad alimentarci con eccessiva frequenza, sono:
Una altro aspetto fondamentale dell’interazione del cibo con il cervello è che ci sono evidenze scientifiche che ciò che mangiamo interferisce con il nostro assetto ormonale.
La dieta umana delle origini variava era per lo più vegetariana, con pochissimi grassi e zuccheri. I sapori dolci venivano sperimentati raramente (quando si mangiava frutta matura o miele selvatico) e la carne era molto magra ed era un lusso raro.
I sapori salati erano pressoché sconosciuti a chi abitava nell’entroterra e per lo più ci si cibava di alimenti che richiedevano una lunga e paziente masticazione.
Le carestie in molti luoghi erano frequenti e intermittenti perciò quando si avevano a disposizione cibi grassi e dolci ad alta densità energetica, se ne mangiava in abbondanza per sviluppare scorta di grasso corporeo in vista di tempi più duri.
Questa dieta antica ci ha così predisposti ad apprezzare determinati sapori dolci e grassi e infine anche i salati.
Dalle ricerche scientifiche si evidenzia che, quando l’uomo si nutre di alimenti dolci e grassi si ha un’attivazione maggiore dell’area tegmentale ventrale del cervello (VTA) con conseguente rilascio di dopamina nelle sue regioni bersaglio.
Come per la cocaina (il cui effetto è più gratificante se iniettata che masticata), più gli stimoli sono rapidi e intensi e più l’effetto è piacevole, inducendo maggiore dipendenza.
Quindi, più veloce è l’assorbimento di questi nutrienti (zuccheri e grassi) e maggiore è il piacere ottenuto che porta alla dipendenza. La combinazione di zuccheri e grassi induce poi un effetto molto più intenso rispetto a quello prodotto dai due cibi assunti singolarmente.
In breve, è evidente quindi che il cibo influenza anche la sfera emozionale, provocando sensazioni di piacere con il rilascio di dopamina e, di conseguenza, causando dipendenza!
In molti pazienti ho riscontrato una vera e propria dipendenza da cibo ad alto indice glicemico e alto contenuto di grassi, dalla quale però con impegno variabile in base alla gravità, ci si può liberare; arrivando quindi a non aver più necessità di introdurre nella dieta certi alimenti che per lo più non sono necessari al fabbisogno dell’organismo ma che invece provocano sovrappeso, acidificazione e sbalzi d’umore.
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