FABIOLA REBECCA LANA

Disturbi alimentari

Prevenire e affrontare i disturbi alimentari

Due piccole premesse:

  1. approfondiamo in particolare il problema dei disturbi alimentari femminili perché ormai diffusi in modo allarmante (non è raro tuttavia riscontrare queste patologie, assolutamente da non trascurare, anche nella figura maschile)
  2. è una pagina un po’ “lunga da leggere” ma la problematica è così importante che merita di essere letta comunque!

Nella nostra società, per una ragazza è quasi impossibile diventare adulta senza preoccuparsi del peso, senza ambivalenze nei confronti del cibo, o senza doversi mai giustificare per ciò che mangia.

Oggi, già a 6/7 anni le bambine si preoccupano di quanto pesano e a 9, sulla soglia della pubertà (cioè prima ancora che i loro corpi abbiano cominciato a trasformarsi), parlano di come si sentono grasse. A 10/11 anni il peso è il pane quotidiano delle loro conversazioni e influenza il modo in cui vedono se stesse  e interagiscono con il mondo.

All’inizio della pubertà, una buona metà delle ragazze afferma di sentirsi meglio quando è a dieta, perché ha la sensazione di sapersi controllare.

A 13/14 anni sono già molte le ragazze che usano lassativi, diuretici, farmaci, vomito, digiuno ed esercizio fisico nel tentativo di limitare i cambiamenti che hanno luogo nel loro corpo e nella loro vita.

In questo periodo la ragazza affronta dei cambiamenti molto forti a livello comportamentale:

  • in funzione delle aspettative sociali nei suoi confronti in quanto ormai donna
  • a livello fisico in funzione dello sviluppo ormonale che inevitabilmente modifica il suo corpo.

Cercando di gestire i due cambiamenti che avvengono in contemporanea capita facilmente che concentrino maggiormente la loro attenzione sui mutamenti che hanno luogo nel corpo, poiché sembrano più controllabili. Invece del loro  più intimo si occupano dell’immagine riflessa nello specchio, e finiscono per spostare i loro sentimenti sul corpo e tradurli nel “linguaggio del peso”, diventando ostaggio delle opinioni degli altri, soprattutto degli amici. In cerca di una definizione esterna di sé, molte donne la trovano nell’ago della bilancia …contemporaneamente il mondo attuale presenta loro una forma ideale irraggiungibile se non con un grave danno per la salute.

Quando una giovane donna si occupa della sua immagine estetica a scapito del suo  interiore, quando si tormenta costantemente per quanto è grassa, in qualche modo si dissocia dal suo corpo e dalle sue sensazioni. Così finisce per pensare che prendersi cura di sé significhi occuparsi del proprio aspetto e per dare un’importanza eccessiva alle opinioni degli altri, soprattutto a quelle degli amici.

Il bisogno di piacere ed essere accettata, in alcuni casi rende sempre più difficile fare scelte sane e dire di no (al fumo, al sesso non protetto, al fatto di salire in macchina se il guidatore è ubriaco) anche quando sa benissimo che sta correndo un grosso rischio.

Quindi, se è vero che i disturbi del comportamento alimentare sono intrinsecamente legati al cibo e al peso, è vero anche che non si tratta solo di questo e che hanno pochissimo a che fare con la fame fisiologica. La maggior parte delle ragazze bulimiche o anoressiche non è nemmeno in grado di dire quando ha fame.

Spesso quindi la causa del problema non è il cibo bensì questo diventa il punto intorno al quale ruotano i comportamenti che sono indotti in primo luogo da bisogni psicologici. In questi casi il cibo e l’ossessione per il peso sono usati inconsapevolmente per affrontare emozioni o bisogni che sono troppo dolorosi o inappropriati da esprimere, quali solitudine, insicurezza, rabbia, questioni sessuali, ansia, conflitti emotivi.

  • per la mangiatrice compulsiva e la bulimica che non vomita, il cibo è un modo di anestetizzare emozioni e sensazioni;
  • per la bulimica che vomita, il cibo fornisce un mezzo mediante il quale scaricare simbolicamente le emozioni positive o negative che siano;
  • per l’anoressica non mangiare rappresenta una forma simbolica di controllo.

Se non possiamo controllare tutto nella nostra vita… possiamo sempre controllare quello che mangiamo.

Le ragazze più a rischio sono quelle:

  • con una tendenza al perfezionismo proprio o familiare
  • con una bassa autostima
  • che sentono la mancanza di rapporti intimi
  • che avvertono un senso di impotenza nella loro vita
  • che hanno subito esperienze traumatiche: abuso sessuale, mancanza di un familiare, divorzio, trasloco
  • che vivono in un ambiente poco comunicativo e insicuro
  • che partecipano ad attività sportive intense, che prevedono una specifica struttura o magrezza fisica

Consiglio sempre ai genitori che vivono con frustrazione, angoscia e impotenza queste situazioni di rivolgersi il prima possibile a specialisti che diano un supporto integrato a livello psicologico e di educazione alimentare. Il ruolo del genitore, anche se rifiutato dalla figlia, è di strategica importanza. Sia a chi vive questa drammatica situazione e sia a chi vuole prevenirla, i miei primi suggerimenti sono:

  • ai genitori consiglio di mantenere un dialogo aperto con i figli senza giudicare, ascoltando senza interrompere e senza dare consigli quando le ragazze non sono ancora pronte per riceverli. Insegnare loro ad affrontare i conflitti in maniera onesta, senza cercare di evitarli per paura di non saper gestire la rabbia;
  • alle mamme consiglio di provare a pensare alle loro esperienze, paure e emozioni pregresse, e a condividerle con le figlie con una certa continuità; sarà facile che un giorno le figlie stesse si sentano in grado di ricambiare le confidenze e si aprano con loro;
  • ai papà invece consiglio di essere più presenti e di supportare le figlie, perché è stato visto che i padri capaci di sostenere le ragazze hanno in genere figlie più felici, sicure di sé e più capaci di instaurare rapporti con gli uomini basati sull’autostima, sull’uguaglianza e sul rispetto;
  • alle ragazze che affrontano queste problematiche invece ricordo che non sono sbagliate e non hanno colpe! Consiglio di aprirsi e chiedere aiuto al più presto possibile, perché avere un buon rapporto con il proprio corpo e con il cibo è possibile, ed è la condizione più bella che si possa desiderare per vivere una vita felice, spensierata e ricca di successi.
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